Società benefit. L’impatto sociale blindato nello statuto

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Le società benefit e lo statuto blindato.

Le società benefit attraggono capitali da investitori che, oltre al profitto, vogliono sostenere una specifica missione a impatto positivo. Il loro statuto protegge legalmente questo intento in fase di crescita e nel lungo termine, anche a fronte dell’entrata di nuovi azionisti, della quotazione in borsa o nell’ipotesi di exit.

Correva l’anno 2008 quando la Rockefeller Foundation istituzionalizzò le riflessioni intorno all’idea di utilizzare i capitali per affrontare questioni sociali e ambientali. Nasceva così la locuzione “Impact investing”. Dieci anni dopo i leader politici ed economici sono consapevoli che per un’impresa non è più sufficiente il mero obiettivo finanziario di massimizzazione del profitto. Nella sua lettera annuale Larry Fink, il ceo di Blackrock, la società di investimento più grande al mondo, afferma che le aziende devono «servire un obiettivo sociale». Siamo di fronte a un nuovo modo di investire e gestire che è destinato a crescere in misura esponenziale. È semplice: il futuro dipende dal nostro comportamento e sembra che finalmente lo stiamo capendo. 
Questo fatto spiega anche lo strepitoso successo del movimento B-corp, che vuole definire un nuovo paradigma di business adeguato ai nostri tempi ed esigenze. B-Corp® certificate, nato negli Stati Uniti nel 2006, ha promosso l’introduzione di una modifica sostanziale degli obiettivi delle imprese, passando attraverso lo statuto e l’oggetto sociale.
Secondo l’impostazione giuridica prevalente in molti paesi, Italia inclusa, le aziende perseguono, anche sul piano legale, uno scopo di lucro. L’obiettivo è distribuire dividendi agli azionisti. E questo è un elemento strutturale che limita la possibilità del management di innovare in direzioni utili per la società, oltre a rendere vulnerabili le realtà più virtuose di fronte a eventi quali cambi del management o dei suoi orientamenti, ingresso di nuovi azionisti, quotazioni in borsa.

Dal 2014 le B Corp® certificate italiane hanno promosso un progetto politico per innovare la legislazione italiana in materia societaria. La proposta è poi confluita nella legge di stabilità 2016 e da allora l’Italia è il primo paese che ha riconosciuto la forma giuridica delle società benefit in Europa. 

Lo standard di misura degli impatti e reporting B impact assessment, oggi adottato da oltre 70 mila aziende in 60 paesi, e la comunicazione sulla base di un nuovo paradigma di business convincono un numero crescente di persone. È interessante notare che anche un operatore  globale come Enel si è misurato con lo strumento B impact assessment (Bia), confrontandosi con le esperienze più innovative per migliorare la propria governance. 

L’acqua con una missione

Water with a mission-Wami è una start-up italiana che si propone di cambiare il mondo «una bottiglia alla volta». Per ogni bottiglia d’acqua acquistata, saranno infatti donati 100 litri d’acqua a chi ne ha bisogno. . Wami ha inserito nell’oggetto sociale la sua missione, ottenendo poi la certificazione B-corp.

Quando si acquista una bottiglietta Wami, l’acquirente scopre quale progetto idrico sta finanziando, scannerizzando il Qr code. A differenza dei tipici interventi sociali tramite donazioni e pratiche filantropiche, Wami realizza prima i progetti che poi finanzia tramite la vendita dell’acqua. Ciò rafforza l’oggetto sociale di Wami e lo distingue da pratiche di marketing di aziende tradizionali. L’effetto educativo è notevole, sia per chi ne beneficia, sia per i finanziatori, che vengono incentivati al consumo responsabile. 

In Senegal, per esempio, è stata installata una grande cisterna sulla cima di un promontorio, dalla quale partono le tubature che portano l’acqua ai villaggi del circondario. I beneficiari pagano per l’allacciamento e il servizio: una cifra simbolica, si capisce, ma importante per coprire le spese di manutenzione. 

È vitale anche coinvolgere i locali nella gestione dei progetti. L’80% dei pozzi costruiti, per esempio, in Kenya sono finiti abbandonati perché i beneficiari non si sentono responsabili nel gestirli. Wami e i suoi partner hanno adottato un altro modello e con successo, impegnandosi a minimizzare l’impatto ambientale usando bottigliette di plastica riciclata. A breve verrà inserita la plastica rigenerata (r-Pet) sulla totalità della produzione e sarà lanciata una linea in vetro. Per compensare e riassorbire il CO2 emesso dal processo di produzione, vengono poi piantati alberi in Italia.   

Guidare il cambiamento

Già un centinaio di ristoranti e anche alcune catene di supermercati hanno colto l’attrattività di questo modello, in cui l’acqua minerale che sgorga dalle Alpi offre una soluzione win-win per tutti gli stakeholder coinvolti.  Sul loro sito internet si può comprare anche a domicilio. Dobbiamo essere noi il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo.


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