Pandemia e lockdown hanno inferto un duro colpo all’attuazione dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. È tempo di progettare la ripresa e di costruire le basi per ripartire. La proposta della commissione europea Next Generation EU pone alle base del rilancio i temi della sostenibilità e della resilienza.
Erano i primi giorni di marzo. Dai balconi svettavano striscioni con arcobaleni colorati che ci incoraggiavano dicendoci che “andrà tutto bene”. I bollettini di guerra che ci hanno proposto durante questi mesi di lockdown si alternavano a autorevoli commentatori che ci spiegavano che “niente sarà più come prima” ragionando su un mondo post covid19 completamente diverso da quello che abbiamo conosciuto prima di richiuderci in casa.
Ma è così? Possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che nonostante stiamo stati e casa e ci siamo lavati le mani, non è che sia andato poi così tutto bene.
Adesso, nel pieno della fase 3, stiamo iniziando ad entrare nel dopo. Siamo in una sorta di già e non ancora, che forse è una metafora particolarmente calzante del periodo storico che stiamo vivendo.
Sicuramente i primi segnali del post pandemia non sono incoraggianti.
Gli effetti della pandemia sullo sviluppo sostenibile
Dalla relazione annuale del segretario generale dell’Onu António Guterres, sull’attuazione dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, non emerge un quadro particolarmente confortante.
Milioni di persone sono ripiombiate nella povertà estrema, (goal 1), sono aumentate le diseguaglianze (goal 10), 370 milioni di bambini sono stati privati dei pasti a scuola (goal 2). La pandemia ha messo in risalto le debolezze dei presidi sanitari dei paesi più poveri (goal 3) un quarto dei quali è senza elettricità (goal 7) e non ha un accesso adeguato all’acqua pulita (goal 6), ha sospeso la scuola per 1,6 miliardi di studenti (goal 4). Durante il lockdown è aumentata la violenza sulle donne costrette in casa con i loro carnefici (goal 5), 305 milioni di lavoratori full time hanno perso il lavoro (goal 8) e le attività manifatturiere hanno subito una drastica battuta d’arresto. Le condizioni di vita nelle grandi città dei Paesi in via di sviluppo sono peggiorate significativamente (goal 11), sono aumentate le tensioni sociali (goal 16) e molti capitali sono defluiti dai Paesi emergenti (goal 17).
Next Generation EU: il ruolo dell’Europa nella costruzione di un futuro sostenibile
Da dove ripartire quindi? Non vogliamo spingerci in analisi geopolitiche e neanche suggerire ricette magiche, qui ci limitiamo a segnalare un’iniziativa che riteniamo possa consentire di imboccare una strada giusta.
La scorsa settimana è stata presentata dalla Commissione europea, presieduta da Ursula von der Leyen, Next Generation EU, una proposta relativa a un piano di ripresa di ampio rispiro che sia sostenibile, inclusiva ed equa.
750 miliardi che verranno convogliati, per dirla con le parole del presidente von der Leyen, “per aiutare l’economia a ripartire, ma anche investendo nel nostro futuro: il Green Deal europeo e la digitalizzazione stimoleranno l’occupazione e la crescita, la resilienza delle nostre società e la salubrità dell’ambiente che ci circonda”.
Green Deal e resilienza
Sembra che i temi della sostenibilità la facciano da padroni proseguendo e potenziando la già annunciata strategia del Green Deal che prevede un imponente ondata di ristrutturazioni del parco immobiliare e delle infrastrutture e più economia circolare, con conseguente creazione di occupazione a livello locale. La realizzazione di progetti basati sulle energie rinnovabili, in particolare eolica e fotovoltaica, e partenza in Europa di un’economia pulita dell’idrogeno;
– trasporti e logistica più puliti, compresa l’installazione di un milione di punti di ricarica per veicoli elettrici, e stimolo del trasporto ferroviario e della mobilità pulita nelle città e regioni d’Europa;
Tutto questo dovrà essere declinato in programmi operativi, ma soprattutto raccolto da imprese e cittadini. Dovrà essere raccolto da noi.