La ricerca di una maggiore sostenibilità del prodotto non è fatta solo di pomodori o asparagi bio.
Anche prodotti industriali che sposano il mercato di massa stanno cominciando un percorso per la sostenibilità, innanzitutto certificandola, seriamente: dunque, imparando a misurare grandezze anche non strettamente economiche e/o finanziarie, e sponsorizzandola a partire dai piani alti. E’ ad esempio il lavoro che stanno facendo in Silca, che costruisce chiavi e le macchine per produrle e duplicarle e aprire la strada ad una maggiore sostenibilità.
I costi ambientali del produrre chiavi
Tra tornitura e fresatura, placcatura e finitura superficiale, verniciatura, fusione e pressofusione, anche i processi di produzione delle chiavi hanno sempre chiesto molto all’ambiente: da un lato, a monte, l’impiego di notevoli quantità di acqua, energia, e di acciaio, ottone, alluminio e zinco in primis, e, dall’altro, a valle, il sostegno di un ingente carico di scorie e scarti di lavorazione. Dunque, lavorare a diminuire il consumo di acqua, le scorie e gli scarti di lavorazione e, al tempo stesso, proteggere la salute e la sicurezza di chi giornalmente segue le attività produttive in senso stretto sono fattori chiave per migliorare attraverso i processi di produzione e di management della produzione anche la sostenibilità dei prodotti.
Così, come i sistemi di filtraggio e filtri devono assicurare che sostanze potenzialmente dannose non siano rilasciate nell’aria, nell’acqua e nel terreno, non è d’altra parte possibile ignorare che le sostanze più tossiche prodotte durante la verniciatura o la placcatura galvanica devono essere trattate e conferite come rifiuti speciali.
E non è finita qui: i processi di tornitura e lastratura producono scarti di metallo che possono essere riciclati per essere poi avviati a rilavorazione e ridiventare materia prima seconda.
Silca si sta da tempo muovendo in questa direzione, così che il prodotto finito possa ereditare ed incorporare anche la sostenibilità che riesce a raggiungere lungo tutto il ciclo delle lavorazioni.
Primi segnali di sostenibilità: tra certificazioni ed embrioni di economie circolari
Per questo motivo, in Silca si lavora da qualche tempo anche secondo un sistema di gestione della sicurezza sul lavoro certificato OHSAS 18001 che convive accanto al sistema per gestire la Qualità ISO 9001 e a quello per la gestione ambientale ISO 14001.
Nel concreto questo dà significato e misura a quella parte della sostenibilità dei prodotti che racconta di quanto Silca sta riuscendo a ridurre il proprio impatto sull’ambiente e che ci dice che la via Silca alla sostenibilità sta passando per il contenimento dei consumi di energia ed acqua ed il recupero degli scarti di lavorazione.
In questi casi, grazie ad interventi di restauro e coibentazione sulle coperture della sua sede produttiva effettuati tra 2012-2014 in Silca stimano di aver consumato 37.481 metri cubi di gas metano in meno, pari al 18% dei consumi totali.
Un piano pluriennale per passare dove possibile all’illuminazione a led ha come obiettivo di ridurre del 60% i KW di energia elettrica consumati ogni anno, che secondo Silca corrispondono a tagliare del 28%, i costi di consumo e di manutenzione.
Quanto ai consumi di acqua, nel 2015, la fabbrica ne ha risparmiato quasi il 10%: ancora una volta i fattore lavoro è stato decisivo, dal momento che il successo deriva dal suo contributo a usare più razionalmente le risorse idriche.
Bene, dunque ridurre l’acqua, che peraltro, deve essere anche trattata. Il processo di nichelatura oggi impiega il 70% in meno di acido cloridrico.
Anche sul versante del recupero e del riuso, prima ancora che del riciclo, ci sono stati comunque dei passi in avanti.
Nel 2015, con un + 15% della raccolta di quella buona materia prima che sono gli scarti metallici prodotti dalla la lavorazione delle chiavi (ad esempio dei nastri di leghe metalliche) Silca ha messo in piedi un embrione di economia circolare lungo la sua catena del valore.
I residui raccolti sono stati infatti inviati ai fornitori, che li hanno rilavorati al posto di ricorrere al materiale estrattivo.
La sostenibilità chiama i piani alti
Questi passi di Silca in direzione di una migliore sostenibilità dei propri prodotti, ci danno l’occasione di sottolineare il ruolo decisivo della proprietà e del management di massimo livello nel promuovere seriamente il proprio “way to sustainability”. Nessuna strabiliante novità in tutto questo.
Era successo vent’anni fa con chi voleva davvero migliorare la qualità del proprio prodotto o servizio, si ripete oggi con chi il prodotto ha deciso di renderlo realmente sostenibile.
Per riuscire, il processo di cambiamento organizzativo radicale verso la sostenibilità e la circolarità nell’uso delle risorse richiede di trasformare a fondo il modo in cui “si fanno le cose” e per innescarlo e governarlo le prime a crederci devono essere proprietà e direzione.
Non a caso, il rapporto di Sostenibilità 2015 di dorma+kaba Group, di cui fa parte anche Silca,
presenta nel proprio organigramma anche il “ ruolo di un Chief Manufacturing Officer (CMO), che è un membro del Comitato Esecutivo e che riporta direttamente al CEO. Un CMO è responsabile di ottimizzare la catena del valore e la catena di fornitura attraverso l’intera organizzazione ed è lo sponsor della sostenibilità nel Comitato Esecutivo.”
Con queste premesse il cammino verso una parte della sostenibilità totale che incorpora una chiave è avviato: resta da sviluppare e comunicare la restante parte, quella che parla di qualità ed affidabilità delle prestazioni nel tempo, di prezzi concorrenziali, di packaging riciclabili, di manutenzione semplice e di facilità di riciclo.