La sostenibilità quotidiana

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Sostenibilità quotidiana. Cosa significa? Nell’immaginario comune può riguardare solo le grandi aziende, o chi si occupa di produzioni ad alto impatto. La realtà è diametralmente opposta. La sostenibilità è nel nostro quotidiano. Nel centro fitness che distribuisce borracce eliminando le bottigliette di plastica. Nella catena GDO che dichiara la parità di genere e la applica. La sostenibilità è diventata una potente proposta di valore per i consumatori sempre più consapevoli. L’impresa sostenibile dimostra di essere a conoscenza delle problematiche sociali e ambientali che affliggono la società e dimostra il modo in cui contribuisce a farlo come. Tornando al quotidiano oggi tratteremo della sostenibilità nel retail.

Fino a poco tempo fa, la sostenibilità era un approccio di nicchia nel retail. Negli ultimi anni, però, abbiamo visto le aziende assumere iniziative di responsabilità sociale d’impresa come un modo per ridurre il loro impatto ambientale e ottenere vantaggi competitivi.

Stiamo iniziando a vedere sempre più aziende prendere posizione quando si tratta di sostenibilità e rispetto per l’ambiente circondante e tra queste molte del retail.

Perché investire nella sostenibilità?

Perché è ciò che i consumatori vogliono. Questioni come il cambiamento climatico, l’eccesso di rifiuti e le modalità di lavoro non etiche sono molto più importanti di quanto lo fossero in passato. 

Questo ha un effetto a catena quando si tratta delle nostre abitudini di acquisto. Uno studio di Cone Communications ha dimostrato quanto la sostenibilità incida nelle nostre decisioni di acquisto. Hanno scoperto che l’87% dei consumatori acquistava prodotti da aziende che sostenevano la responsabilità sociale e ambientale. Ancor più significativo, il 76% prenderà le distanze dalle aziende che non seguiranno questa linea.

Quindi, i marchi devono ora dimostrare che stanno facendo sforzi credibili per essere più sostenibili. 

Sembra tutto logico e (più o meno) semplice quando si parla di produzione.

Ma come fare per gli store fisici?

Fare della sostenibilità uno state of mind

La sostenibilità è un mood. È uno stile. Che si deve indossare sempre. E che deve far parte di ogni ambito della nostra vita. Non è solo una parola che si perde nel mare di quelle pronunciate ogni giorno. È uno state of mind. Che dovremmo avere tutti. Che dovrebbe essere presente ovunque. Anche nei luoghi in cui meno te lo immagini.
Quando entriamo in un negozio ci aspettiamo di avere la migliore esperienza di shopping. O di trovare la migliore offerta, cercando di fare il più in fretta possibile per non perdere tempo. Perché l’orologio è sempre tiranno. Le boutique sono pensate, progettate e realizzate al fine di garantire la massima fruibilità. E anche per indurci in tentazione. Ogni maledetto giorno.

Mai ci aspetteremmo di trovare in un negozio il racconto di una storia.

Che ha il sapore della sostenibilità, il profumo dell’innovazione, l’estetica della contemporaneità. Parliamo di riciclo e di esperienza a 360 gradi, per immergersi in un mondo in cui il bello sposa una causa. In cui lo shopping è il tramite per promuovere comportamenti e stili di vita eco friendly.
Ambiente e uomo, due facce della stessa medaglia che devono completarsi e non farsi battaglia.
Per un mondo che sarà rispettoso di sé e di chi lo abita. Senza dimenticare il lato estetico.
Da questo racconto nel quale la natura è il deus ex machina che ci guida, nascono realtà già tangibili. E da ammirare. Non sogni utopici, ma idee concrete che possiamo già vivere e sperimentare.

Uno dei settori che anche nel retail sembra averla adottata è quello della moda, soprattutto in Italia.

 È con orgoglio che leggiamo le linee guida dello studio intitolato “Principi per la sostenibilità del retail” promosse dalla Camera della Moda, la prima nel mondo a dare suggerimenti, indicazioni e strade da intraprendere per rendere i negozi davvero sostenibili.

E la Grande Distribuzione?

I centri commerciali, i colossi dello shopping, hanno deciso di sposare la causa ambientalista. Sì, proprio il centro commerciale, quello criticato perché incentiverebbe il consumismo sfrenato e privo di scrupoli anche con l’ambiente, si sta trasformando. Con progetti in cui le parole d’ordine sono risparmio energetico e sostenibilità. Coop Alleanza 3.0 a Formigone (Modena), ad esempio, propone un punto vendita con solar tube che catturano la luce del sole e la trasportano all’interno, banchi frigo che recuperano energia, una parete verde che assorbe le emissioni di anidride carbonica e anche un albero del riciclo per permettere alla plastica di avere una seconda vita.
Ma già nel 2006 il Carrefour di Limbiate aveva fatto storia con il legno lamellare. Materiale che ritroviamo anche ne Il Centro di Arese (progetto di Michele De Lucchi), che presenta una copertura in Glulam, materiale sostenibile per la prima volta utilizzato in un centro commerciale.

Eataly nel 2020 aprirà a Torino il Green Pea, un negozio che venderà mobili, moda, giocattoli, bici. Il tutto in ottica green. Oscar Farinetti, paladino del cibo Made in Italy, ora propone anche una nuova esperienza di shopping che passa per la vendita di prodotti naturali, capi e arredi ecosostenibili, cosmetici bio, giocattoli eco: il tutto venduto in uno spazio a sostenibilità energetica totale.
Tante le idee innovative in Italia. Ci vorrebbe  una mappa per potersi fare un’idea di quanto il mondo del retail e della grande distribuzione si sta muovendo. E infatti c’è. Quantomeno c’è nella città delle due torri. 
Bologna is fair, mappa ideata dalle cooperative “ExAequo” e “C’e’ un mondo”, comprende 63 attività di 11 categorie diverse. Linda Triggiani, presidente di “C’è un mondo”, ammette di essersi ispirata proprio ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.


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