Obiettivo 2030

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“L’Italia è in ritardo rispetto agli Obiettivi dell’Agenda 2030, alcuni passi avanti sono stati fatti ma siamo ancora molto distanti. Soprattutto manca una governance nazionale, noi abbiamo proposto che sia la Presidenza del Consiglio a occuparsi di questi temi, che coordini tutte le politiche perché lo sviluppo sostenibile riguardo l’ambiente ma anche l’economia, la società e le istituzioni”.

L’affermazione è di Enrico Giovannini, portavoce di Asvis, che dal 21 maggio al 6 giugno (17 giorni, come il numero degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, denominati SDGs) organizza il Festival dello Sviluppo Sostenibile, con manifestazioni in tutta la Penisola.

La realtà è naturalmente più complessa di quanto non si possa cogliere da tale breve affermazione. Gli obiettivi, come detto, sono 17 e per alcuni di essi l’Italia è all’avanguardia nel Mondo. La scarsità di risorse primarie del nostro Paese ha da sempre indotto gli abitanti, e tra essi gli imprenditori, ad ingegnarsi per sopperire a questa mancanza; tutto ciò comporta una maggiore attitudine da parte della nostra economia al riciclaggio dei rifiuti o all’economia circolare, ambiti nei quali il nostro Paese si colloca ai primi posti nelle classifiche mondiali. Lo stesso dicasi per gli indici di utilizzo delle c.d materie prime-seconde.

Alcune normative, ancorché varate con finalità diverse, orientano indirettamente le nostre aziende verso alcuni SDGs, come ad esempio la Legge 231/2001 per la lotta contro la corruzione.

In altri campi siamo invece ancora molto indietro: si pensi al dissesto del territorio, allo spreco di risorse idriche che avviene nel sistema di distribuzione italiano, al limitato livello di parità di genere delle imprese italiane…

Non vi è dubbio tuttavia che la maggior parte del cammino debba ancora essere percorsa. Non si può quindi che essere in accordo con Enrico Giovannini, ed infatti in questa rubrica si è già sostenuta la necessità di un’azione coordinata a livello politico, che sia in grado di promuovere lo sviluppo dell’economia nazionale incoraggiando le imprese ad adottare comportamenti sostenibili.

In caso contrario, l’Italia non solo rischia di non centrare gli obiettivi, ma perderà l’occasione di rilanciare l’economia nazionale in uno dei pochi ambiti di sicuro sviluppo a livello mondiale nel breve-medio termine, vanificando per di più quelle aree di eccellenza che già possediamo ad alle quali si è fatto cenno sopra.

La Sostenibilità è infatti ormai ampiamente riconosciuta dalle imprese come una leva strategica e competitiva, secondo la logica che essere responsabili e creare valore per tutti gli stakeholder contribuisce a migliorare le performance economiche aziendali, ed indurre le aziende a perseguire la sostenibilità non può che creare effetti benefici all’intera economia italiana.

Le organizzazioni sovranazionali hanno da tempo individuato nello sviluppo sostenibile l’unico modo per superare il modello capitalistico, che ormai si rivela inadeguato per un modo sovraffollato e con risorse sovra sfruttate da alcuni ed inaccessibili per altri. È arrivato il momento che anche la Politica nazionale prenda atto di questa inevitabile evoluzione dei mercati mondiali.

La governance nazionale ipotizzata da Giovannini darebbe certamente un forte impulso in questa direzione, ma occorrono ulteriori misure di incentivazione quali benefici fiscal o meccanismi premiali nell’accesso al credito, a finanziamenti pubblici o a gare d’appalto, o ancora incentivi nell’adozione di strumenti finanziari quali green bond o social bond tutte misure in grado di indirizzare anche le aziende meno attente sulla strada della sostenibilità.

A nostro avviso è una occasione da non sprecare, soprattutto oggi che l’Italia si trova in un momento di crescita economica ridotta rispetto agli altri paesi sviluppati.

Deve quindi essere salutato con soddisfazione il memorandum, sottoscritto (a margine del secondo Forum dell’economia sostenibile, tenutosi a San Patrignano nel mese di aprile 2019) da Cassa Depositi e Prestiti, Confindustria, Fondazione San Patrignano e E4Impact Foundation, per promuovere efficacemente lo sviluppo economico e sociale dei paesi africani.

Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha dichiarato che “Possiamo costruire un modello italiano di sviluppo sostenibile, consapevole e inclusivo. Una rete di co-paternariato per crescere insieme, imprese italiane e africane”.

Il ruolo di CDP è individuare modalità di sostegno per le imprese italiane nella cooperazione con imprese africane, individuando nello sviluppo sostenibile una caratteristica trasversale rispetta a settori cruciali quali energia, infrastrutture, educazione, agricoltura, piccola impresa ed imprenditoria femminile. Il tutto con un unico comun denominatore: i citati Sustainable Development Goals individuati nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Gli strumenti finanziari per sostenere progetti sostenibili esistono e stanno acquisendo sempre maggiore importanza; non bisogna infatti dimenticare che la propensione da parte delle future generazioni ad investire in attività sostenibili sarà sempre maggiore, e di questo gli operatori finanziari si sono resi conto da tempo.

In linea con questa tendenza, CDP ha già emesso strumenti finanziari dedicati; nel corso del furum, Antonella Baldino, Direttore per la cooperazione internazionale in CDP, ha infatti avuto modo di ricordare che “Da un anno e mezzo CDP ha avviato con successo l’emissione di obbligazioni di tipo green, social e sustainable. Le tre emissioni obbligazionarie fin qui collocate per un importo complessivo di 1,75 miliardi di euro sono indirizzate alle aree colpite da eventi calamitosi, al finanziamento delle infrastrutture idriche, interventi di edilizia scolastica e riqualificazione urbana, e ci hanno consentito di raggiungere una platea più ampia di investitori sensibili”.


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